Come se ancora non bastasse essere costretto in patria a riferirmi ai miei musicisti preferiti con locuzioni grottesche quali "Beniamino Buonomo" o "Luigi Fortebraccio" sono sobbalzato alla lettura, nel giornale di ieri, di un articolo che recita così: "E' nefando e ingiurioso per la tradizione e per la stirpe riporre in soffitta violini e mandolini per dare fiato a sassofoni e percuotere timpani secondo barbare melodie che vivono soltanto per le effemeridi della moda. E' stupido, ridicolo e antifascista andare in sollucchero per le danze ombellicali di una mulatta o accorrere come babbei ad ogni americanata che ci venga da oltreoceano."
Nutro, nei confronti dei nostri gerarchi, rispetto ed ammirazione, soprattutto per l'instancabile trasformazione che hanno messo in atto perché la crisi del '28 non avesse ripercussioni drammatiche sul nostro paese, ma non scambierei l'arrivo puntuale di una littorina con il bando del Charleston, del Ragtime e del Lindy Hop dalle nostre sale. Se devo recarmi in una città priva di danze, posso pure arrivarci con clamoroso ritardo.
Nella speranza che le mie parole non inducano nessun manipolo di scalmanati ad inseguirmi con bicchieri di olio di ricino, mi sia concesso di asserire che stavolta si è passato il segno: nel deprecare la danza, di qualsiasi danza si tratti, si compie uno strisciante attentato verso l'uomo e la sua miracolosa dotazione di corpo e mente tesi verso il fine ultimo di comunicarci l'essenza divina.
"Ich würde nur an einen Gott glauben, der zu tanzen verstünde" [F. Nietzsche, Also Spracht Zarathustra]
Prof. Benoît Peeters
Nutro, nei confronti dei nostri gerarchi, rispetto ed ammirazione, soprattutto per l'instancabile trasformazione che hanno messo in atto perché la crisi del '28 non avesse ripercussioni drammatiche sul nostro paese, ma non scambierei l'arrivo puntuale di una littorina con il bando del Charleston, del Ragtime e del Lindy Hop dalle nostre sale. Se devo recarmi in una città priva di danze, posso pure arrivarci con clamoroso ritardo.
Nella speranza che le mie parole non inducano nessun manipolo di scalmanati ad inseguirmi con bicchieri di olio di ricino, mi sia concesso di asserire che stavolta si è passato il segno: nel deprecare la danza, di qualsiasi danza si tratti, si compie uno strisciante attentato verso l'uomo e la sua miracolosa dotazione di corpo e mente tesi verso il fine ultimo di comunicarci l'essenza divina.
"Ich würde nur an einen Gott glauben, der zu tanzen verstünde" [F. Nietzsche, Also Spracht Zarathustra]
Prof. Benoît Peeters